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Le sorelle Brontë (e due altre narratrici ottocentesche, in breve)

Il genere “romanzo” fu il primo con cui le donne scrittrici si cimentarono in modo più continuativo ed iniziarono a godere di fortuna letteraria, principalmente perché era considerato un prodotto editoriale di intrattenimento, e la sua scrittura poteva essere interrotta e ripresa tra una faccenda e l’altra, come nel caso di Jane Austen che scriveva nella stanza di soggiorno della famiglia, riversando nella narrazione proprio quel turbinio di pensieri, persone e rapporti tipico della vita quotidiana.
L’ esempio a mio avviso più affascinante della tendenza all’emancipazione femminile in forma autoriale, che resta uno dei tratti salienti dell’età Vittoriana, pieno di implicazioni teoriche, è costituito dagli scritti e dall’esperienza letteraria delle sorelle Brontë: Charlotte (1816-1855), Emily (1818-1848) ed Anne (1819-1849).

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bronte_haworthFiglie anch’esse, come la Austen, di un parroco anglicano, dopo la morte in giovane età della madre (di origini celtiche) furono educate da una zia fervente metodista secondo principi estremamente severi e rigidi, e vissero gran parte delle loro non lunghe esistenze in una canonica isolata e dispersa nelle selvagge brughiere dello Yorkshire, quasi in reclusione. Leggendo i loro passionali e tormentati romanzi, in particolare Cime tempestose di Emily, ci si chiede davvero da dove abbiano tratto quella materia incandescente e quelle idee nuove che scorrono nelle loro storie, considerando la loro vita pressoché priva di amicizie esterne, amore materno, benessere materiale, salute.

Dominate dal demone della scrittura fin dalla fanciullezza, che passarono prevalentemente da sole, le tre sorelle (inizialmente in cinque, ma due morirono in tenera età) ed un fratello (che morì poi a causa di alcool e oppio dopo una vita tormentata) si inventarono fin da molto giovani mondi paralleli descritti in elaborati quaderni con tanto di mappe geografiche; paesi sconosciuti descritti nei minimi particolari, nei quali le sorelle si immedesimavano nei ruoli di gestione producendo annali e leggi, mitologie e tradizioni; racconti fantastici trascritti in libriccini con calligrafia microscopica: al “ciclo di Angria” un regno africano, collaborarono Charlotte e il fratello, mentre Emily ed Anne nella “Cronaca di Gondal” raccontarono le guerre e i complotti di monarchici e repubblicani in un misterioso regno del nord.

Houghton_Lowell_1238.5_(A)_-_Wuthering_Heights,_1847.jpgNel 1845 Charlotte scoprì per caso alcune poesie manoscritte di Emily e la persuase a pubblicarle insieme con versi propri e di Anne, sono i Poems by Currer, Ellis, and Acton Bell (n.b. pseudonimi maschili)ma la pubblicazione passò inosservata. Le tre sorelle però conobbero poco dopo una insperata, e probabilmente per loro perturbante, fama letteraria, grazie a tre famosissimi romanzi pubblicati (sempre inizialmente con pseudonimo) tra il 1846 e il ’47: Charlotte con Jane Eyre che ebbe un incredibile successo, Emily con Wuthering Heights – Cime tempestose,  il più prodigioso e tumultuoso romanzo della letteratura inglese romantica e Anne con Agnes Grey.

 

emily.jpgI romanzi delle sorelle Brontë, Emily su tutte, contribuirono a cambiare profondamente il senso che la parola “amore”, particolarmente se riferita alle donne, aveva a quei tempi, in un modo che ha influenzato la società e la cultura ben oltre le loro modeste aspettative, e sicuramente oltre le loro intenzioni, arrivando fino a noi con i loro echi di passione, etica panteismo e morte. Le donne protagoniste dei loro romanzi sono eroine nuove, con un carattere sfaccettato e un potere catartico su se stesse e su gli altri, donne emotivamente intense, a volte malvagie, pazze, vendicative, ossessive, disprezzate, ma comunque attive rispetto a una maschilità incapace che affonda e affossa. I loro romanzi sono sono stati innumerevoli volte riproposti al cinema e in tv.

“È inutile dire che gli esseri umani dovrebbero accontentarsi della tranquillità. Hanno bisogno di azione, e se non la trovano, la fanno…Di solito si crede che le donne siano molto calme: ma le donne sentono tutto quanto sentono gli uomini; hanno bisogno di esercitare le loro facoltà e di trovare un campo per i loro sforzi, non meno dei loro fratelli; soffrono di costrizioni troppo rigide, di una stagnazione troppo assoluta, esattamene come soffrirebbero gli uomini; ed è meschino dalla parte dei loro prossimi più privilegiati dire che esse dovrebbero limitarsi alla confezione di budini o calze, o suonare il piano e ricamar borsette”

“Jane Eyre” Charlotte Brontë

 

Altra fondamentale autrice ottocentesca (con una madre famosa di cui abbiamo già

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Mary Shelley

parlato, Mary Wollstonecraft, e che è considerata la fondatrice del femminismo liberale, autrice anch’essa di un romanzo “Mary. A fiction”) è Mary Shelley, che scrisse il forse più famoso e rappresentativo romanzo del secolo: Frankenstein. Inutile dire quanto potente e influente è stata l’invenzione del “mostro” tornato alla vita grazie agli esperimenti del suo creatore (con le sue implicazioni teoriche etiche e futuristiche già preannunciate nel sottotitolo il moderno prometeo) che la Shelley inventò stimolata dalle discussioni serali su etica e vita a Villa Diodati con Polidori, suo marito Byron, Shelley, la stessa Mary e Jane Clairmont (sorellastra di Mary e amante di Byron). Dal diario di Polidori sappiamo del suggerimento di Byron di scrivere ciascuno una storia di fantasmi. “Frankenstein” nacque dunque in seguito ad una gara: Polidori scrisse un lungo racconto “Il Vampiro”, Shelley e Byron due storie di fantasmi e Mary il suo capolavoro, ancora oggi rappresentato in film, telefilm e iconografie varie.

louisa-may-alcott-2.jpgPer la seconda parte dell’800 dobbiamo sicuramente ricordare tra le romanziere di fama internazionale l’americana Louisa May Alcott (1832 – 1888) figlia di un famoso pedagogista dell’epoca che aveva aperto una Scuola e autrice della fortunatissima tetralogia di Piccole Donne: chi non conosce Meg, Jo Beth ed Emy? Le quattro sorelle protagoniste del ciclo di romanzi semi-autobiografici sono stati ispirati dalle sue sorelle. L’autrice si identificava con la ribelle Jo, che però alla fine del secondo libro si sposa, mentre la sua inventrice non si sposerà mai. Come molte di loro, scrisse anche sotto lo  pseudonimo di A. M. Barnard.

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